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Vulvodinia, parlarne tardi con il ginecologo comporta il ritardo nella diagnosi

27 Maggio 2022/in Notizie /da Valentina Guglielmelli

È stata depositata alla Camera e al Senato la proposta di legge: “disposizioni per il riconoscimento della vulvodinia come malattia invalidante nonché per la diagnosi e la cura di essa e delle patologie del pavimento pelvico”. La portavoce è Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin, che si è fatta carico di sensibilizzare e informare sulla vulvodinia e sull’endometriosi. Temi che molte donne hanno sempre tenuto riservato. È da poco, infatti, che si comincia a parlarne di queste patologie “invisibili” senza tabù, in modo chiaro e deciso per affrontarle e risolverle.

Di cosa parliamo

La vulvodinia è una malattia a molti sconosciuta, ma in realtà non è poi così rara: colpisce infatti il 16% delle donne in una fascia d’età che va dai 18 ai 64 anni. I sintomi che caratterizzano questa condizione possono essere lievi ma possono aggravarsi fino a diventare invalidanti con conseguenze che si ripercuotono sulla vita quotidiana. Bruciori, sensazione di taglietti “lì”, microabrasioni, lieve sensazione di un fastidio al rapporto, punture di spillo, sensazione di scosse elettriche, di coltellate, gonfiore, fino a forti dolori e bruciori che non fanno camminare e rendono qualsiasi attività un dramma.

L’importanza di parlarne con il medico

A questo disagio, si somma la difficoltà e l’imbarazzo delle donne a parlarne con il proprio medico e questo comporta il ritardo della diagnosi e difficoltà nella gestione terapeutica, poiché la paziente arriva a parlare con il proprio ginecologo quando i sintomi sono più intensi.
Si parla di malattia multifattoriale poiché per lo sviluppo della patologia sono coinvolti fattori genetici che possono predisporre, fattori ormonali e fattori patologici per esempio la fibromialgia o la sindrome dell’intestino irritabile.

Oltre alla concomitanza di questi fattori ce ne sono altri che innescano la patologia ovvero:

  • Infezioni vulvo-vaginali (infezioni recidivanti da candida nel 70% delle donne con vulvodinia) o vescicali
  • Fattori traumatici (DTC, laser) o mutilazioni genitali femminili
  • Incontinenza
  • Fattori ormonali e immunoallergici
  • Fattori psicologici (lutto, perdita del lavoro)

Ci sono poi delle attività che possono mantenere o far peggiorare i sintomi come ad esempio:

  • Rapporti sessuali
  • Equitazione
  • Uso di assorbenti esterni
  • Ritardo nella diagnosi (30% casi)
  • Inadeguatezza della terapia
  • Mancata adesione alla terapia

È molto importante non trascurare la vulvodinia ai primi sintomi e soprattutto individuare la corretta terapia, che può essere il risultato della combinazione di vari approcci date le molte opzioni terapeutiche attualmente disponibili. Proprio per questo motivo non bisogna scoraggiarsi se il primo approccio terapeutico non ha portato ai risultati desiderati, parlarle con il ginecologo di fiducia per trovare la soluzione più adatta.

In Paideia puoi trovare specialisti a cui rivolgersi senza timore per la prevenzione, la cura di queste patologie e in cui trovare terapie risolutive che migliorano la qualità della vita.

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